
OTTOBRE
2018
Per la deducibilità dei costi da consulenze va provata l'utilità del servizio
Con la sentenza 1° ottobre 2018, n. 23698, la Corte di Cassazione ha adottato un orientamento rigoroso, in relazione alla deducibilità dei costi sostenuti dalle imprese per i servizi di consulenza.
In particolare, i giudici di legittimità hanno affermato che, pur in presenza di un regolare contratto stipulato tra due società infragruppo, che prevede l’erogazione del servizio di consulenza, studio e assistenza, i relativi costi sono indeducibili in assenza della prova dell’utilità del servizio erogato per la propria attività da parte dell’impresa che lo acquista.
Così pronunciando, la Suprema Corte ha sancito il principio in base al quale la presenza di un valido contratto non attribuisce all’autonomia negoziale delle parti la capacità di derogare alle norme imperative previste in ambito fiscale, in particolare alla disposizione di cui all’art. 109, d.p.r. 917 del 1986, secondo la quale tutti i componenti positivi o negativi del reddito d’impresa, oltre a dover essere certi e di ammontare obiettivamente determinabile, devono possedere l’ulteriore imprescindibile requisito dell’inerenza funzionale, sotto il profilo della necessità o utilità dei servizi acquistati ai fini dell’attività d’impresa svolta dalla società.
Con la sentenza 1° ottobre 2018, n. 23698, la Corte di Cassazione ha adottato un orientamento rigoroso, in relazione alla deducibilità dei costi sostenuti dalle imprese per i servizi di consulenza.
In particolare, i giudici di legittimità hanno affermato che, pur in presenza di un regolare contratto stipulato tra due società infragruppo, che prevede l’erogazione del servizio di consulenza, studio e assistenza, i relativi costi sono indeducibili in assenza della prova dell’utilità del servizio erogato per la propria attività da parte dell’impresa che lo acquista.
Così pronunciando, la Suprema Corte ha sancito il principio in base al quale la presenza di un valido contratto non attribuisce all’autonomia negoziale delle parti la capacità di derogare alle norme imperative previste in ambito fiscale, in particolare alla disposizione di cui all’art. 109, d.p.r. 917 del 1986, secondo la quale tutti i componenti positivi o negativi del reddito d’impresa, oltre a dover essere certi e di ammontare obiettivamente determinabile, devono possedere l’ulteriore imprescindibile requisito dell’inerenza funzionale, sotto il profilo della necessità o utilità dei servizi acquistati ai fini dell’attività d’impresa svolta dalla società.